Sunday, August 26, 2007

Ex Nihilo Nihil Fit.

L'indipendenza nazionale è una missione politica Gli intellos non lo capiscono

Dal nulla del terrorismo nasce il niente (ex nihilo nihil fit). Scrive André Glucksmann di aver "previsto da tempo che la guerra di Putin avrebbe portato i separatisti a diventare terroristi". Per la verità la seconda occupazione di Grozny, quella del 1999, avvenne dopo che terroristi ceceni avevano fatto saltare in aria un certo numero di edifici civili a Mosca e a San Pietroburgo. Allora a Grozny c'era, tollerato dai russi, il governo autonomo ceceno del leader moderato Aslan Mashkadov. Ma gli estremisti islamici che controllavano le bande armate scelsero il terrorismo, prima e non dopo la "guerra di Putin". In ogni caso, il punto politico del problema è se istanze nazionali represse giustifichino il terrorismo come variante delle "guerre di liberazione". E' la tesi sostenuta da Hamas e dagli Hezbollah contro Israele, ma anche quella più volte ribadita da Barbara Spinelli (che su Israele la pensa in tutt'altro modo) proprio in relazione alla Cecenia. Il nazionalismo, nato in Europa in epoca romantica, puntava alla dissoluzione degli imperi multinazionali in base al principio di nazionalità. Anche nell'Ottocento, anche in Italia agivano società segrete che puntavano a far scoppiare moti popolari innescati da azioni armate. A Ciro Menotti e a Carlo Pisacane si dedicano vie, piazze e monumenti, ma l'indipendenza fu opera della diplomazia avventurosa di Camillo di Cavour che trovò modo di coprire e assorbire anche il movimento garibaldino. La dissoluzione degli imperi multinazionali turco e austroungarico, completata con la Prima guerra mondiale, avrebbe dovuto, secondo Woodrow Wilson, aprire la fase della piena applicazione del principio di nazionalità. Innescò invece un altro e più tremendo conflitto planetario. Nella seconda metà del secolo scorso si smantellarono, per lo più pacificamente, gli imperi occidentali francese e britannico. Nelle situazioni in cui invece la decolonizzazione assunse caratteri cruenti, finì per essere inserita nella grande partita della Guerra fredda, con interventi diretti e militari delle potenze leader in Asia, dalla Corea all'Indocina, indiretti e prevalentemente propagandistici in Africa, dall'Algeria al Congo e, successivamente, in Angola, Mozambico e Corno d'Africa. Anche il crollo dell'impero sovietico portò al recupero dell'indipendenza in forma pacifica in Europa, per le repubbliche Baltiche, l'Ucraina, la Bielorussia, la Georgia, i vari "stan" caucasici a maggioranza musulmana e per i paesi satellite, mentre in altre parti del Caucaso e in altre zone dell'Asia centrale, a cominciare dall'Afghanistan, l'intreccio delle lotte per l'indipendenza con tensioni etniche e l'emergere del fondamentalismo islamico (oltre ai problemi degli oleodotti) portarono a una serie di scontri, di cui quello ceceno è il caso più sanguinoso ma non certo l'unico. Ciò dimostra che, con tutte le sue difficoltà, la Russia ha sostanzialmente accettato l'esigenza di riconoscere l'indipendenza alle popolazioni assoggettate dagli zar e dal bolscevismo, come a loro tempo avevano fatto Francia e Gran Bretagna e, successivamente, il Portogallo. In questo colossale processo di decolonizzazione il terrorismo non ha giocato un ruolo preminente. Il caso più noto, quello algerino, è stato, nella lotta contro la Francia, assai meno sanguinoso di quanto non lo sia oggi, nonostante l'indipendenza sia pienamente affermata.

L'equazione di moda

Guardando al panorama generale del processo di emancipazione dei popoli soggetti al dominio di altre potenze, si vede come l'equazione oggi di moda, secondo cui l'aspirazione alla libertà porta alla disperazione e al terrorismo ­ che ne risulta in qualche modo razionalizzato se non giustificato ­ è infondata. E' anzi probabile il contrario: quando il terrorismo si impone alla testa dei movimenti di liberazione li conduce alla disfatta. La scelta della tattica del terrore induce le potenze dominanti ad adottare forme di repressione particolarmente crudeli, che non sono affatto giustificabili, e questo è il caso dei ceceni come dei curdi e, almeno per il periodo franchista, dei baschi. E non porta ad alcuna soluzione, perché la comunità internazionale deve evitare che gruppi terroristici si impadroniscano di Stati sovrani. Il terrorismo viene venduto come unica arma per la rivolta dei popoli oppressi dai suoi propagandisti, ma non lo è affatto, né in Palestina né in Cecenia né altrove. E' impressionante che intellettuali occidentali, sostenitori dei principi democratici come Glucksmann o Spinelli, forse per un antisovietismo traslato, cadano in questa trappola nel caso della Cecenia. Ex nihilo nihil. L'indipendenza nazionale è la creazione di rapporti di forza favorevoli su base politicomilitare o diventa mito nazionalista, etnico, religioso, infine terrorismo.